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IL TRENINO ROSSO DEL BERNINA                                  7-8 Dicembre 2016

7 dicembre 2016

Appuntamento alle 06,30 alla stazione Centrale di Milano.

Il treno regionale ci porterà a Tirano da dove saliremo a bordo del famoso Trenino Rosso delle ferrovie retiche.

Io salgo alla stazione di Monza, che mi è più comoda. Dalle indicazioni farneticanti che mi arrivano via whatsapp capisco che l’umore è alto:

“Roby, siamo sulla carrozza 16” ….”No siamo alla 11” …. “Forse è la 7”

Quando dalla banchina vedo arrivare il convoglio, con non più di quattro carrozze, scoppio a ridere. Ottimo segnale, malgrado la “levataccia” c’è la consueta voglia di scherzare e di prenderci per il ... poco seriamente.

Adesso la comitiva è al completo. Siamo una dozzina. Direi quasi una “sporca dozzina”, richiamandomi liberamente al famoso film con Lee Marvin, Charles Bronson e tanti altri ma non vorrei esagerare.

Attrezzati di tutto punto per il reportage della vita. Ciascuno con fotocamera, un buon set di obiettivi, treppiedi, filtri ND. Tutta roba di sostanza, pesante insomma!.

Ma è l’abbigliamento che ci fa notare maggiormente. Sembriamo in partenza per i climi artici.

Giunti a Tirano la coincidenza con il Trenino Rosso ci concede il giusto tempo per una buona colazione e poi via … si cambia stazione e si parte.

Sì proprio così, a Tirano non si cambia binario, si cambia stazione!

Sia chiaro che non bisogna andare lontano, la stazione italiana e la stazione svizzera distano tra di loro solo pochi passi. Non credo di sbagliare se affermo che Tirano è l’unica città al mondo in cui in un’unica piazza si affacciano due stazioni ferroviarie.

Finalmente siamo a bordo del Trenino Rosso.

Molti dei compagni di questa uscita sono dei veterani del Trenino, per me è la prima volta ma comprendo subito il motivo per cui i miei amici ritornino tanto volentieri su questo percorso.

Il primo tratto ferroviario serpeggia lungo le strade trafficate della cittadina valtellinese, poi varchiamo il confine elvetico e ci addentriamo in una vallata abbastanza ampia. Il percorso si snoda ora su un fianco della vallata, ora sull’altro con un susseguirsi infinito di curve e controcurve che man mano guadagnano quota.

Noi, nell’intento di cogliere lo scatto giusto che rappresenti la sinuosità dal treno, saltiamo da un finestrino all’altro, a destra e sinistra, cercando l’inquadratura più interessante. Gli altri passeggeri, decisamente più composti, sono un po’ frastornati da tutto questo nostro movimento e non celano il loro compiacimento apprendendo che ben presto scenderemo dal treno per fotografare da terra il famoso ponte elicoidale di Brusio e i finestrini potranno essere richiusi.

Dimenticavo di dire che il programma della giornata è improntato alla massima elasticità: “non c’è programma” salvo ritrovarsi a sera in un luogo convenuto.

Abbiamo acquistato un biglietto open per la tratta Tirano - St. Moritz per cui possiamo scendere e risalire dal Trenino quante volte vogliamo scatenandoci su scorci e paesaggi.

Occorre solo avere l’accortezza di tenere d’occhio gli orari dei treni onde evitare soste troppo lunghe. Ben presto comprendiamo che gli asterischi e noticine a lato degli orari non sono frutto della fantasia creativa dell’editore per migliorare la composizione grafica ma hanno un significato importante. Talvolta possono anche significare treno soppresso!!!

Quando c’è buon umore, anche gli imprevisti si superano con facilità.

Quante soste abbiamo fatto, non saprei dire. Certo più delle due soste inizialmente ipotizzate. Le principali sono state: Brusio-viadotto elicoidale, Miralago, Alpe Grum, Ospizio Bernina-Lago Bianco, Diavolezza.

Un susseguirsi di paesaggi mozzafiato, dapprima nei colori bruni dell’autunno avanzato, poi nel bianco della neve della stagione.

Per il fotografare il tramonto ci dividiamo in due gruppi, il primo lo attende all’Alpe Grum quota 2.091 m s.l.m, l’altro gruppo poco più avanti al Lago Bianco a 2.234 m s.l.m.

Appuntamento per tutti alla stazione di Diavolezza dove la proprietaria dell’alberghetto dove pernottiamo ci viene a prendere con l’auto evitandoci una faticosa salita su un sentiero che in inverno non è tracciato.

La cena ci rinfranca dalla giornata intensa e ce ne andiamo a riposare ben volentieri dopo esserci accordati sull’appuntamento del mattino seguente:

“ci vediamo alle 6,00 così siam pronti per fotografare l’alba?” - “Ma va bene anche alle 7,00” - “forse meglio alle 6,30?” – “io alle 7,10” – “boh io non so, dipende”.

Come diceva il commissario Lo Gatto: Vabbé, facciamo a occhio che è meglio.

 

8 dicembre

Fatta colazione tutti insieme, usciamo al nostro albergo alle primissime luci dell’aurora.

La vista si adegua quasi subito alla luce tenue riflessa dalla neve.

Adoro camminare nella neve al buio, in silenzio, ascoltando lo scricchiolio della neve gelata e compatta sotto gli scarponi. Si cammina bene di notte sulla neve.

Dall’alto si scorge subito il Lago Bianco. Si trova un centinaio di metri più in basso rispetto a noi e il tetto della Stazione Ospizio Bernina costituisce un buon riferimento. Anche se il sentiero non è tracciato non è difficile individuare il percorso migliore e rapidamente arriviamo alla nostra prima meta della giornata.

Il lago Bianco è magnifico, lascia senza parole. E’ ricoperto da uno spesso strato di ghiaccio trasparente su cui le montagne si specchiano vanitose e imponenti.

Noi ci prepariamo con i nostri treppiedi per fotografare il sorgere del sole e i riflessi sul ghiaccio. Il cielo è blu, poi azzurro con sfumature indaco e rosa che lasciano via via spazio al giallo e all’arancio.

Dopo i primi momenti di prudenza ci facciamo coraggio e imitando alcune fotografe svizzere ci addentriamo anche noi sulla lastra di ghiaccio. Una sensazione fantastica, una vista unica. Trascorriamo parecchio tempo sulla coltre ghiacciata a fotografare e giocare come bambini e, come bimbi al parco giochi, non vorremmo più andare via.

Decidiamo, un po’ a malincuore, di riprendere il percorso ferroviario che il sole è già alto.

Un gruppo si dirige a St. Moritz, un’altro sosta a Pontresina per una passeggiata in val Roseg.

La val Roseg è conosciuta per la particolare confidenza degli animali verso l’uomo, conquistata con laute offerte di cibo.

Purtroppo durante la stagione invernale la luce entra in valle solo nel pomeriggio avanzato e noi non abbiamo tempo di attendere l’illuminazione ottimale. Alziamo gli ISO e facciamo comunque qualche scatto alle cince che vengono a prendere il cibo dalle nostre mani e ai più timidi cince col ciuffo e picchi che se ne stanno a guardare un poco più lontano.

Dopo aver sfamato le cince ci rifocilliamo noi stessi nella vicina pizzeria di Pontresina.

Previa donazione di reni, fegato e cornee, è possibile consumare una margherita e una media chiara. Non ho verificato il costo dell’opzione 4 stagioni ma penso sia necessario cedere anche cuore e pancreas.

Ci apprestiamo al ritorno ma anche in questo caso con tappe intermedie. Decidiamo di sostare ancora una volta alla magnifica Alpe Grum e successivamente al viadotto elicoidale di Brusio che vorremmo fotografare dopo il tramonto, quando la sua illuminazione artificiale lo rende ancor quasi fiabesco.

Concludiamo il nostro percorso ritrovandoci tutti insieme nella piazza di Tirano, stanchi ma soddisfatti e appagati.

Ci manca solo un ultimo cambio di treno, anzi cambio di stazione per risintonizzarci sulle ferrovie italiane che per le 22,00 circa, con puntualità svizzera, ci riporteranno a casa.

Roberto Lauretta

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